Giro nei Balcani (Ottobre 2012)

Questa è una breve descrizione di un viaggio effettuato in moto nella penisola balcanica, più precisamente la parte dei balcani occidentali cioè: Croazia, Montenegro, Albania, Macedonia, Serbia e Bosnia-Erzegovina.    Cosa a scaturito l' idea di questo viaggio? Diciamo che il mio interesse per questa regione del globo a differenza di altri posti che ho visto a preso forma lentamente. A volte scartiamo dalla nostra cartina immaginaria dei luoghi o bolliamo questi come siti di poco interesse e posti che hanno poco da offrire; niente di più sbagliato! In questa esperienza ho scoperto luoghi di grandi bellezze naturali e conosciuto persone, che nonostante portino ancora addosso come le città in cui vivono, i segni di una guerra, stanno piano, piano risalendo la china.     Inizialmente questo itinerario comprendeva anche la Turchia che sarebbe stata l' ultima destinazione raggiunta, ma alla fine ho scartato l' idea, concentrando di più l' esplorazione agli stati centrali della penisola; anche per restare in un budget di spesa inferiore.  

Partiti, io e la mia dolce metà Silvia detta anche "donna avventura" per la tenacia che dimostra sempre quando siamo in viaggio, in sella alla fedele "aquila di Mandello" (vedi fondo pagina: La moto) ci siamo diretti verso il porto di Ancona, dove imbarcati alla volta di Spalato in Croazia ha avuto inizio il nostro giro, scendendo a sud fino all' incantevole cittadina di Ohrid in Macedonia per poi risalire fino alla moderna metropoli di Belgrado in Serbia e infine concludendo nella martoriata Bosnia-Erzegovina.

La Porta d' Oriente (Ottobre 2013)

Questo viaggio è per me il primo passo fuori dal nostro continente; l' Europa fatto in moto.
Si tratta della Turchia e infatti come scrivo nel titolo reputo questo stato come l' ingresso a un' altro continente (Asia) che racchiude in se aspetti dell' occidente speziati da quegli aromi tipicamente orientali.    Come altri viaggi non faccio classifiche perchè non esiste il viaggio perfetto o il posto migliore secondo me, ogni luogo ha una sua storia diversa e visto che a me piace vedere più cose possibili in un viaggio, cerco sempre di avere un quadro generale di un posto che visito, tralasciando e magari a volte sbagliando i particolari, per poter visualizzare nella mia mente l' immagine di quei luoghi e di riascoltare quelle sensazioni che quei posti mi hanno lasciato.
Io viaggio cosi' perchè mi piace e questo modo fa parte della mia indole di “viaggiatore” poi ognuno fa un po come gli pare e forse non serviva manco che lo dicessi io.
Insomma dopo delle vicesittudini; perchè io non sono mai a posto, cerco sempre quel qualcosa in più che mi faccia capire, mi faccia arrivare a qualcosa che poi nemmeno io conosco. Ho bisogno di nuovi stimoli, di mettermi in qualcosa con anima e corpo e molto spesso questi discorsi riguardano dei viaggi. Anche stavolta e con ancor più enfasi ho sentito sbattermi la porta in faccia (forse l' unica volta..)e daltronde certe cose non possiamo cambiarle noi; come la guerra.
Da questo viaggio però ho capito una cosa, molto importante per me; che la gioia più grande e quando puoi condividere con qualcuno soprattutto se chi hai vicino è la persona che ami le tue emozioni, sia nei momenti felici che nelle difficoltà.
Sono contento di questa esperienza e spero di poterne fare tante altre in futuro, ma veniamo al viaggio.

 Andando in Turchia, senza dover ripercorrere anche quest' anno la parte dei balcani abbiamo preferito io e la mia ragazza imbarcarci da Ancona e fare la tratta fino a Igoumenitsa (Grecia).
Arrivati in Grecia abbiamo fatto “la traversata” circa 1000 chilometri fino a Istanbul; è stata definita cosi' perchè all' andata siamo stati sorpresi da un nubifragio prima di giungere ad Istanbul e al ritorno stavamo quasi per restare senza benzina lunga una tratta impervia della Grecia, in mezzo ai monti per intenderci.
Il viaggio si è svolto senza grandi intoppi a parte una foratura (riparata...benedetto kit!) a Istanbul e un' altra sosta forzata causa maltempo lungo la tratta dalla costa sud-ovest (vicino Antalya) per la Cappadocia (Goreme).
Come mostra la cartina l' itinerario è stato abbastanza classico a parte la zona del mare, dove abbiamo optato per la meno “turistica” per non dire peggio, Oludeniz rispetto a Bodrum.
Tirando le somme, in questo viaggio abbiamo fatto circa 5500 Km in 28 giorni, sempre in sella alla fedele Aquila di Mandello e sempre on the road ;)

Raduno degli Elefanti (Gennaio 2014)

Questo è il racconto del mio viaggio verso il mitico raduno “Elefantentreffen” nella foresta bavarese. Era da tempo che ribolliva in pentola il desiderio di partire un giorno per “il Raduno” più freddo d' Europa (se non del mondo), ma il più delle volte avevo desistito dal farlo, sia per la mancata compagnia e anche, lo dico senza vergogna, il coraggio di affrontare questa prova. Poi quest' anno scopro tramite facebook che un grande moto-viaggiatore, tornato circa un' anno fa' dalla sua ultima impresa lungo le Americhe (Cile – Alaska), sta preparando una piccola spedizione verso il 'Treffen insieme ad altri ragazzi che hanno partecipato ad altri eventi in sua compagnia o che come me seguono il suo blog “PartirePer” su internet; comunque la cosa è aperta a chiunque voglia cimentarsi e fare questa esperienza.
Giorni prima della partenza il mio amico Giovanni mi dice che vorrebbe venire anche lui a Solla, ma purtroppo non è un motociclista e non ha la moto, allora io gli chiedo se vuole unirsi come passeggero e condividere il viaggio e lui (manco a dirlo!) accetta. Sempre in quei giorni tramite il forum di PartirePer avevo fatto conoscenza con il gruppo e un ragazzo aveva deciso di dividere la stanza con me in albergo, visto che a nessuno dei due andava di andare in ostello come gli altri, anche perchè la spesa era simile e avevamo anche la colazione inclusa, cosa che nell' ostello di Innsbruck non c'era.  Mancavano due giorni alla partenza e avevo rivisto Giovanni per fornigli il casco e la tuta antipioggia, indispensabile per un viaggio in moto, soprattutto d' inverno, quindi eravamo pronti o meglio c'è lo sentivamo, guardandoci in faccia come quando vedi uno che sta per fare il suo primo lancio con il paracadute; adrenalina e paura allo stesso tempo.
Sono le 6 di giovedi' mattino, tiro fuori la moto dal garage, ancora buio e fuori piove come dalle previsioni, raggiungo Giovanni nella pasticceria dove avremmo dovuto fare colazione ma è ancora chiusa, pazienza partiamo e sotto una pioggia incessante facciamo una sosta a un autogrill nei pressi di Bologna, fin' ora tutto bene non è freddo nonostante piova.
Arriviamo a Vicenza e qui iniziano le sorprese! Non riusciamo a trovare la Clover cioè il punto dove ci saremo dovuti trovare con il gruppo, nessuno conosce questa ditta e siamo in una zona industriale dove i capannoni si assomigliano un po' tutti, riusciamo a trovarla ma il parcheggio è vuoto; sentendo forse il rumore di una moto esce un tizio che ci dice che gli altri sono partiti 10 minuti fa' e forse riusciamo a raggiungerli in autostrada, provo di nuovo a telefonare Roberto il ragazzo con cui divido la stanza, ma niente starà guidando.
L' espressione del volto di Giovanni si era fatta sempre più cupa, già nella prima sosta mentre cercavamo la Clover mi aveva detto che provava un forte dolore alle ginocchia, costretto dalla posizione sulle pedane della moto e ad un certo punto con aria rassegnata mi dice che non puo' proseguire, non c'è la fa più!
 

Siamo ancora fermi in quel parcheggio a Vicenza, non so che dire, cosa fare, ho perso il gruppo, tra poco anche il mio compagno e devo arrivare in Austria!
Niente, accompagno Giovanni ad una fermata degli autobus come consigliato dal signore della Clover, lo saluto, lui è molto dispiaciuto, io uguale e continua a scusarsi,
ma è inutile andare avanti in 2, più a nord le temperature si abbasseranno sempre di più, potrebbe anche nevicare e la situazione in quel caso sarebbe molto pericolosa; ciao Giova buon ritorno a casa.
Ingrano la prima e li per li barcollo nonostante la moto sia più leggera senza passeggero, imbocco la strada sbagliata, torno indietro per riprendere verso l' autostrada e ripasso davanti alla fermata dove ho lasciato Giovanni qualche minuto prima, non mi volto a guardarlo mi farebbe stare peggio e forse rinunciare anche a me,  cosi' faccio benzina e via in autostrada.
Piove, piove, sempre più freddo ho mani e piedi ormai fradici, dalle parti di Trento    l' acqua si fa mista neve e le dita mi fanno male.
Mi fermo verso Bolzano a mangiare qualcosa, vedo un gruppo di motociclisti a fare benzina ma non sono loro, sono tutte moto Harley, ho delle chiamate perse sul cel da parte di Roberto, ma nulla da fare non mi risponde, niente devo proseguire da solo e arrivare ad Innsbruck prima che faccia buio o le strade ghiacciate mi potrebbero fare un brutto scherzo.
Cerco di riscaldare le mani sulle testate del motore, ma con la mano destra ho difficoltà perchè è quella della manopola del gas, lasciarla e riprenderla fa ogni tanto oscillare la moto, il tutto accentuato dal fatto della trasmissione a cardano e del carattere poco docile del grosso propulsore guzzi.
Sono giunto alla prova, si credo che questa sia stata la parte più dura del viaggio!
Mi trovo al Brennero e ad un certo punto il nevischio di cui parlavo prima si tramuta in fiocchi di neve, già è difficile procedere cosi', con la visiera del casco che si appanna e che quindi devo tenere leggermente aperta, ma ora è un casino!
La neve si attacca come colla in qualsiasi punto si posa e  la visuale davanti a me è pervasa da centinaia di batuffoli simili a cotone, riduco notevolmente di velocità scalando le marce fino a procedere a non più di 60 orari e mi sposto sul lato destro della carreggiata, per non ostruire le auto che precedono.
Non posso mollare ora! Le dita delle mani mi fanno un gran male, non riesco a vedere e faccio in tutti i modi con la mano sinistra per togliere la neve dalla visiera; penso prima o poi smetterà, prima o poi giungerò al confine e intanto i minuti che passano sembrano delle ore.
Finalmente diminuisce di nevicare e ad un certo punto vedo il casello dell' autostrada,
ci sono riuscito! Pago la tratta e mi fermo all' uscita esausto, levo i guanti congelati e strofino le mani all' interno della giacca per riscaldarle.
Un gruppo di motociclisti sopraggiunge e un tipo mi si affianca mentre il resto della cricca si ferma per riprendersi anche loro dopo tanti  chilometri di viaggio; quel ragazzo mi chiede se faccio parte del gruppo PartirePer e nonostante non mi possa vedere bene in volto per il casco, i miei occhi brillano di gioia in quel momento.
Che fortuna, anche se ormai non manca tanto a Innsbruck quell' incontro mi rincuora e raggiungiamo i nostri alloggi in serata senza difficoltà.
La cena scorre serena tra birre e shortini in un pub della città, faccio conoscenza con gli altri ragazzi e scambio qualche battuta con Gionata; non voglio sembrargli troppo invadente, alla fine siamo quasi coetanei e lui giustamente non si comporta come una star, o mette in mostra le sue gesta, è uno di noi; mi piace l' umiltà nelle persone, mi piaciono quelli che sono sempre alla ricerca e non si sentono mai arrivati, perchè credo che il treno della vita non lo possiamo fermare noi, ogni giorno potrebbe essere 
quello migliore.


L' indomani mattina si parte tutti insieme per la Germania direzione Solla, le temperature massime non vanno sopra lo 0°, però le mie mani questa volta stanno meglio grazie ai guanti che gentilmente mi ha prestato Giovanni, il ragazzo che conobbi al casello autostradale; si rivelerà l' aiuto per tutti durante il viaggio e anche un bravo cuoco!
Perdo di nuovo il gruppo, ma stavolta sono in compagnia di Roberto che rimane con me al seguito, mentre io faccio strada, visto che ho il GPS.
Ci ricongiungiamo poi con gli altri lungo la strada e verso il primo pomeriggio siamo a “La Buca”; che atmosfera, avrò visto decine di video su youtube del Elefantreffen ma essere li, sentire l' odore acre dei falò accesi, gli scarponi che affondano nel fango e bere una birra mentre dei pazzi scorazzano sui sidecar completamente imbrattati dalla testa ai piedi...Boh! Che altro vuoi aggiungere?
Alla sera raggiungo il gruppo all' accampamento; si perchè con tutti i bagagli che ho dietro, compresi quelli del mio ex-passeggero, era improponibile scendere fino a dove si erano posizionati loro, cosi' la mia tenda si trova piantata su un crinale, vista panoramica!
Facciamo baldoria tutti seduti attorno al fuoco, mentre da dentro il bosco provengono rumori di ogni genere,dai motori, alle sirene che rimbombano e ai bengala che illuminano il cielo.

Si è fatto tardi, io, insieme ad altri amici ci facciamo l' ultimo giro per la festa, bevendoci l' ennesima birra e poi ritorniamo alle tende; io giro per un po' a vuoto ma alla fine la trovo.
La notte è un bel freddo il termometro scende a -10°, ma bene o male riesco a dormire nonostante mi si buchi il materassino.
Il mattino faccio un giro, passo dagli altri biker per la colazione e smonto la tenda; ma ora come farò a riportare su tutta quella roba?...Facile, legando i bagagli con le cinghie al materassino e trascinando esso come una slitta...Si, ma che sudata ragazzi!
All' ingresso aspetto ma non vedo passare nessuno dei miei amici, cosi' decido di andare alle moto e vedo che è rimasta solo la mia...Sono già partiti! Va bene, il tragitto fino a Salisburgo è breve, in meno di 3 ore sono al hotel.
Cena di gruppo in un ristorante tipico austriaco, accompagnata sempre da della buona birra, si scherza e si ride tanto, un po' meno all' arrivo del conto, ma chi se ne' frega è l' ultima serata insieme poi domani si torna a casa.
Il viaggio di ritorno inizia avvolto nella foschia, attorniati da paesaggi innevati e alte montagne, veramente uno spettacolo che in qualche frangente fa dimenticare il freddo sempre pungente, come al solito mi stacco dal gruppo e rimango con Cristian che mi accompagna per una parte del percorso e fino a che non troviamo un benzinaio aperto, visto che parecchi sono chiusi causa neve ed io per poco non rimango a secco.
La restante parte la faccio da solo, sotto la solita incessante pioggia rivedo mentre faccio benzina Roberto, Diego e altri ragazzi e ci stringiamo la mano, ricordandoci che ci ritroveremo di nuovo insieme in altre avventure in moto da qualche parte.
Ciao ragazzi che lo spirito dei bikers sia sempre con voi...

Sulle orme di Francesco (Aprile 2014)

Ecco un' altra storia, un' altro viaggio. Fino ad ora ho sempre parlato di esperienze fatte in moto, ma con il passare del tempo, mi sono reso conto che prima di tutto viene il viaggio, ed è questo che fa dell' uomo un viaggiatore. Ogni volta che partiamo lungo la strada, nella nostra mente rimangono frammenti di quei luoghi, di quelle persone, suoni, profumi e colori, di come chi è bagnato dal mare, porta con se i cristalli di sale, che restano attaccati al suo corpo. Questa volta il tempo non è scandito dal possente battito di un motore, ma dal passo lento del camminatore, di colui che lascia quasi ogni comfort, per mettersi nei panni di uomini che hanno fatto di ogni passo il cammino verso la consapevolezza e la comprensione del proprio io.

Il Pellegrino, che fu Francesco prima di giungere all' illuminazione, prima di essere santo; non era altro che un giovane di buona famiglia borghese, dove la mondanità era parte del quotidiano. Certo, mai e poi mai paragonerei il viandante di oggi a quello che doveva essere stato otto secoli fa, soprattutto se si parla di un' icona per i pellegrini come Francesco, ma l' aver abbandonato per una settimana la routine di tutti i giorni, prendere tenda e partire zaino in spalla lungo i sentieri di Toscana e Umbria è stato davvero gratificante. In meno di sette giorni io e il mio amico Mirko, abbiamo percorso circa 140 Km passando montagne, lungo sentieri nei boschi, attraversando ruscelli e dormendo sotto le stelle. Giornate intense, seguendo i ritmi di madre natura, dove l' uomo è parte di un' ecosistema come le piante e gli animali, dove per una volta e la natura a prevalere e tu sei solo un' anello della catena. Lungo il percorso i momenti difficili non sono mancati, dove fatica e soffernze fisiche, hanno ostacolato il mio cammino, ma grazie a qualche aiuto, sono stato supportato o sopportato...A secondo dei punti di vista, sia dal mio “fratello” bastone, che dal mio compagno di avventura. Che altro aggiungere, La Verna – Assisi by foot!

Oktoberfest e dintorni..(Ottobre 2015)

Finalmente! No..Va beh! Nulla di “eccezzionale” (per molti..) Però ad affar mio, questo è un' altro tassello, che si inserisce nel puzzle della vita, della mia vita.

Da parecchi anni parlavo con gli amici e mi dicevo ogni volta all' avvicinarsi dell' evento, che sarei andato al Oktoberfest e cosi' quel giorno è arrivato!

Ovviamente solo una gita al Oktoberfest, mi sembrava troppo riduttivo come viaggio, cosi' nel mio itinerario aggiunsi altre 2 tappe: Bratislava e Budapest; perchè io devo “strafare”! Come dice spesso la mia ragazza..

Va bene, questa volta la mia carica emotiva che spingeva alla partenza era tanta, non tanto per il semplice fatto di partire, ma di partire IN MOTO.

L' anno scorso per il bellissimo evento che è stata la nascita di mia figlia, la mia cara è amata motocicletta se ne è stata un poco rintanata nel suo box e cosi' anche lei aveva bisogno di sfogare la sua sete di strada.

In tanti forum su internet e per sentito dire, appassionati di Moto Guzzi hanno sempre detto che queste moto, piu' le fai camminare e le fai macinare strada e più le rendi “felici” e ti ripagano di tutto; le senti vibrare diversamente, senti che tutto va meglio, a volte non sembra neanche di guidare la stessa moto e devo ammettere che tutto questo è vero, lo riscontrato in questi anni che ho una Guzzi e lo dice uno dal cuore desmodromico, uno che nel lontano '93 ebbe la sua folgorazione per le moto, data da quel “mostro”: La Ducati Monster.

Porto ancora il ricordo, un segno indelebile sulla mia mano che quella bestiola mi lasciò molto più tardi, quando riuscii a possederla; o forse meglio, quando lei mi stregò con il suo fascino ineguagliabile.

Il viaggio è iniziato come prima tappa al Oktoberfest di Monaco, anche se inizialmente pensavo di fare il giro inverso da Budapest e speravo, in compagnia!

Cosi' non è stato e parlandone in tutta sincerità è stato un bene, per entrambi i punti: il primo perchè da casa mia (Pesaro) a Budapest sono 1000 km e arrivare dopo aver fatto cosi' tanta strada in una nuova città non è per niente facile e secondo è che fare un viaggio di circa 2500km in tenda a ottobre, in luoghi dai climi non di certo mediterranei, con chi a malapena ha come “curriculum” motociclistico, una transferta per andare a vedere un gran premio d'estate; diciamolo..Non è proprio consigliato.

Non mi definisco un veterano delle 2 ruote o in qualche modo migliore, dico solo per le mie esperienze in moto, che questi tipi di viaggi, richiedono maggior sacrificio, rispetto ad altri modi di vaiggiare e determinazione.

In poche parole non è una vera e propria vacanza, ma un' esperienza di vita e questa volta lo è stata ancor di più per me, forse perchè per la prima volta mi sono ritrovato a stare da solo.

All' inizio non nego di aver avuto qualche timore, per il fatto di ritrovarsi in luoghi sconosciuti, dove non parlano la tua lingua, con la moto in solitaria, però dopo qualche giorno, mi sono detto che avevo tutto e anche molto di più per soddisfare i miei fabbisogni:

1° Un tetto sopra la testa, la mia tenda

2° Un mezzo indipendente per spostarmi e andare in qualsiasi posto, la mia moto

3° E' forse il piu' importante, denaro a sufficienza per mangiare, bere e quindi divertirmi :)

4° “La compagnia” che seppur non era partita con me l' avrei di certo incontarata lungo il cammino;

poi al oktoberfest come puoi non fare amicizie!

 

Ho capito che quando sei in giro da solo ti può capitare veramente di tutto e una giornata può assumere mille sfumature, e il viaggio stesso, che come una forza misteriosa genera le situazioni e certo, molto dipende da come ci poniamo anche noi verso gli eventi e le persone che incontriamo.

La parte positiva dell' essere solo e che secondo me viene fuori la parte più autentica di noi stessi, agli occhi di uno sconosciuto, noi non siamo nessuno, non siamo l' amico, il fratello, il fidanzato ecc. Non mettiamo maschere o filtri di nessun genere e dopo poco tempo capisci che le persone che incontri, anche se parlano una lingua diversa, hanno modi di fare diverso dal tuo, hanno tutte un denominatore in comune; sono esseri umani...Scontato?..

Questa è una carellata di immagini che valgono più di qualsiasi parola...

 

Calabria, tra mare e blues (Settembre 2016)

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Questa estate o meglio questa stagione lavorativa è stata dura, davvero dura; forse la peggiore di tutti questi anni. Sono arrivato alla fine, a l'ultimo giorno di lavoro, provato; ma non tanto nel fisico; nel profondo, nell'animo e visto che oramai l'ultima spiaggia era vicina, mi sono detto: “Al diavolo tutto e tutti!” Ho sellato tenda e bagaglio alla moto e sono partito dirigendomi a sud, seguendo quella striscia di asfalto, seguendo il mio stato emotivo che mi spingeva sempre più in basso; finché la strada ad un certo punto è terminata. Ecco, dietro a una curva apparire con il suo luccicare, quel velo blu e turchese leggermente smosso dal vento; finalmente, dopo tanti chilometri i brutti pensieri erano andati via e forse qui avrei ritrovato un po' di pace; in questa terra di grandi bellezze e di grandi contraddizioni; nel cuore dell'antica Magna Grecia. Una settimana tra esplorazione, stupore e riflessioni...Io sono cosi', un'animo inquieto: “Non cerco risposte, ma nuove esperienze”.

ASIA CENTRALE "Sulla Via Della Seta" (Ottobre 2017)

Il "Grande Viaggio" è arrivato! Per me ovviamente. Ognuno poi nella vita ha le sue passioni, ambizioni, sogni nel cassetto da realizzare e via dicendo. Con questo viaggio ho trovato quello che da tanto aspettavo da un viaggio in moto: l' Avventura. Mente, animo e corpo sono stati messi alla prova in questo mese e mezzo lungo le strade dell' Asia centrale e i momenti di difficoltà non sono venuti a mancare. Ma andiamo per ordine: l'organizzazione. Sono serviti quasi 6 mesi per pianificare l'itinerario "ideale", adatto alle mie esigenze; forse ne sarebbero bastati la metà, ma la parte burocratica a richiesto ricerche e approfondimenti. 5 i visti richiesti: Russia, Tagikistan, Uzbekistan, Iran e Turkmenistan. Quest' ultimo non è stato per nulla facile ottenere, perchè oltre a non esistere un'ambasciata in Italia, i consolati esteri non sono sembrati subito disponibili a dare risposte alle mie domande, solo dopo vari tentativi le mie richieste sono state prese in carico dall' Ambasciata di Vienna che ha provveduto a farmi avere la lettera di invito. Ho consciuto lungo questo viaggio persone che hanno dovuto modificare il loro itinerario a causa di questo paese, il quale aveva loro negato il visto di ingresso. Sono stato anche un po' fortunato, ma come nella vita, un pizzico di fortuna ci vuole! Una volta avuto le carte in regola ero pronto a partire; dopo un tagliando generale alla moto e con l'aggiunta di qualche componente al mio equipaggiamento, come la tanica di benzina. Moto e attrezzatura per affrontare un viaggio simile, in località remote come Il Pamir in Tagikistan, si sono rivelate inadatte quasi da subito. Prima fra tutte, portare una naked stradale di peso base di quasi 250kg, allestita da "viaggio" e quindi di altri chili da tarasportare, su degli sterrati a oltre 4000 metri di altitudine è stata davvero dura. Viene da se che una moto del genere, per quanto adattata a questo utilizzo, non ha la struttura per accogliere elementi importanti, come delle valigie laterali. Questa mancanza ha comportato che a ogni sosta in hotel per la notte, dovessi smontare e rimontare i miei bagagli tutte le volte, con conseguente dispendio di energie e tempo. Il mio abbigliamento composto da giacca, pantaloni in pelle e tuta anti-pioggia, mi ha fatto soffrire sia il freddo sulle montagne che il caldo nei deserti, in particolare i miei guanti non hanno retto il gelo sull'altopiano in Tagikistan. Qualcuno si chiederebbe per quale motivo ho compiuto un viaggio del genere con questo mezzo e io molto semplicemente gli risponderei che questa è: "la mia moto". Non puoi scegliere solo con la testa nella vita, questo progetto è nato dal cuore e ho messo l'animo per realizzarlo.

 I 15000 km del percorso sono scorsi per lo più lentamente, passate le veloci autostrade in Europa la velocità è andata calando e le distanze tra città e paese sono aumentate. Il Kazakistan con i suoi spazi sconfinati mi ha fatto sentire davvero piccolo e le raffiche di vento nella steppa, rendere conto di quanta forza ha la natura.La strada poi ha iniziato a salire dal Kirghizistan e il freddo è ritornato a farsi sentire come nella steppa russa. Il manto stradale è quasi scomparso; soprattutto in prossimità dei passi montani in Tagikistan ho dovuto affrontare veri sterrati tra pietre e sabbia, dove anche la moto già provata per la rottura dei paraoli della forcella è stata messa di nuovo alla prova. Il silenzio di queste montagne, di questi villaggi sospesi nel tempo mi ha spiazzato.Persone, bambini che conducono vite in luoghi dove non cresce neppure un filo d'erba; un'esistenza fatta di sussistenza, che per la maggior parte di noi occidentali sarebbe intollerabile, qui è vissuta con il sorriso. Credo che una cosa bella di questi popoli a dispetto di noi, sia proprio questo: condurre uno stile di vita in armonia con il territorio, senza cercare di snaturare l'ambiente, aprezzandone le unicità.

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Passate le freddi montagne e i misteriosi villlaggi del Tagikistan, sono apparse le maestose città dell'antica Via della Seta: come Samarcanda e Bukhara. Splendide piazze un tempo gremite di gente, dove avvenivano i più grandi mercati, baratto di merce e non solo, ma scambi culturali tra Oriente e Occidente. Poi di nuovo il deserto e le cattive strade di un paese più strano che affascinante quello del Turkmenistan. Uno stato che per certi aspetti guarda verso l'Europa ma con timore, forse per paura che il suo popolo si risvegli o meglio si ribelli a un sistema quasi dittatoriale imposto dal governo. Di certo non basta una "bella" città con giardini e fontane per far felice un paese, mentre tutto intorno è lasciato all'abbandono.

Chilometri e ancora chilometri che passano sotto le ruote, intervallati dai mal di pancia dovuti alla pesante cucina centro-asiatica. La moto non è da meno, con la pessima "benzin" di bassi ottani che ad ogni apertura di gas vibra come se ci fossero dei barattoli dentro al motore.Un'altro paese l'Iran e la sua brulicante capitale Teheran. Traffico allucinante, strade piene di gente e bazar colorati immersi nei profumi delle spezie di ogni genere. Turchia e Grecia l'ultima sezione del viaggio; percorso in parte già fatto nel 2013. Questa è stata la mia piccola o grande avventura e come nella vita l'importante e andare, vivere, raccogliere esperienze; perchè sono queste che rimarranno sempre con noi, che ci rafforzeranno nello spirito facendoci crescere come individui.

15000 Km, 12 Stati, 48 Giorni...

Agnelli sotto zero (Gennaio 2019)

Mi sveglio ancora intorpidito dal freddo; sono le voci di Marcello e Jacopo quelle che sento provenire dall'esterno, i ragazzi arrivati ieri pomeriggio al raduno. Gli avverto affaccendati a smontare le tende e rifare i bagagli. Accendo il cellulare: sono quasi le otto e ora che mi metta all'opera anch'io, mi aspettano parecchie ore di viaggio e non ho ancora visto come è il tempo di fuori. Esco dalla tenda e inizio a preparare le borse, nel frattempo si sono alzati anche Gaia, Daniele e Totò. Delle nuvole grigie e minacciose si affacciano in alto sopra le montagne, che separano il confine dalla Francia; Daniele mi fa un cenno con la mano indicandomi la cima del Colle dell'Agnello avvolto dalla nebbia sospirando. Penso tra me: Speriamo che non scenda giù, ma rimanga dai nostri cugini francesi e invece, dopo pochi minuti l'aria inizia a farsi tesa, pallini leggeri come polistirolo svolazzano intorno all'accampamento, non c'è tempo da perdere. Colazione veloce al bar, sello e lego, borse e tenda alla moto, sono pronto a partire! Saluto i ragazzi, anche se ho perso Totò, non lo vedo vicino alla sua tenda. E' stato un'altro piacevole incontro il suo: l'ennesimo moto viaggiatore giramondo, una persona dai toni e modi di fare pacati, celati dietro un volto ruvido della gente del sud, ma dalla grande umanità. La coppia "Lambrusco e pop corn" di Modena. Lui detto il Bomber come la sua moto: una Triumph Bonneville, coustomizzata a dovere e allestita da un mitico prabrezza carenato, preso direttamente dalla Moto Guzzi 850 T3 della polizia e lei la rossa "dominatrice" su un Honda Dominator chiamata "Viaggio" come Piaggio senza la P, amante dei viaggi in moto e scrittrice per passione; infatti si trovava al motoraduno, per poi stendere un articolo su RoadBook (rivista di moto/viaggi) in collaborazione con Totò "Le Motò" in veste di fotografo.

Inizio a scendere e affronto i primi tornanti, il termometro sulla moto non accenna ad alzarsi, ma anzi la temperatura cala ulteriormente fino a -1° malgrado stia abbassandomi di quota; ciò dovuto al fatto che i paesi nella valle sono meno irradiati dal sole perchè coperto dalle montagne circostanti. Ho le mani inaspettatamente più calde; forse i guanti di lana permettono una migliore traspirazione e il calore che si propaga rimane all'interno delle moffole, bene! all'andata mi si erano congelate le dita con l'altro paio invernale. La strada è pulita come al mio arrivo 2 giorni prima e anche qualche timido raggio di sole si fa sentire. I pensieri nella mia mente vagano e scorrono come diapositive come la strada sotto alle ruote, sorrido e rido quando rivedo la faccia di Mimy "Il Vespista Selvaggio" piombato come un sacco di patate su una balla di fieno vicino alle nostre tende, i suoi aneddoti sulle donne, la sua strampalata idea di fare lo "scoop" su di lui, seguendolo nei suoi viaggi, l'incontro casuale con Giovanni, 5 anni dopo la nostra avventura all'Elefantreffen con il gruppo di PartirePer e poi il vin brulé sorseggiato davanti al fuoco offerto da altri "fratelli" bikers; perchè in questi motoraduni si è come in una grande famiglia, ogni persona e pronta a condividere quello che possiede, anche un semplice scambio di parole, sorrisi tutti attorno a un fuoco. Ecco, questa è la cosa che mi ha colpito e mi colpisce di più di queste manifestazioni: la fratellanza. In un mondo che tende ad allontanarci, a dividerci, a trovare le differenze, dove si guarda solo l'aspetto esteriore e bello potersi ritrovare..Giro la chiave e il battito del motore si arresta, ma sento ancora qualcosa scuotermi dentro, sfilo il casco e per un momento mi sembra di avvertire ancora il crepitio del fuoco.

Marocco...Non solo deserto (Ottobre 2019)

E' passato più di un mese dal mio ritorno, ma ho avuto il mio bel da fare, situazioni che non potevano attendere ancora; poi quando di mezzo al lavoro, c'è pure un rapporto di amicizia le cose si complicano. Dopo l'Asia un nuovo continente si aggiunge a quelli percorsi con la mia fedele “Aquila”: L'Africa. In questo viaggio ho apprezzato molto, l'aver vissuto maggior parte del tempo all'aria aperta; ho ripreso la mia vecchia tenda e ho campeggiato per la totalità delle notti, dormendo sotto bellissimi cieli stellati che solo il continente nero ti può regalare. Dopo 2 giorni di navigazione dal porto di Genova, sono giunto a Tangeri, città affascinante dove noti scrittori e artisti della “beat generation” hanno preso ispirazione, come Kerouac.

L' itinerario poi è continuato verso l'interno passando per Chefchaouen la città Blu nota per la produzione del kif (hashish) consumato ampiamente in Marocco. Fes insieme a Marrakech sono state le città che più mi hanno colpito: la prima per l'immensa Medina di intricate vie, dove perdersi è stata una buona occasione per visitare la conceria della città e la seconda per il fermento e vitalità incarnata specialmente nella grande piazza di Jemaa el-Fna, piena di bancarelle, musicisti, circensi, incantatori di serpenti e chi più ne ha più ne metta. Il deserto il più vasto sul pianeta: Il Sahara, immenso! Dune di sabbia scolpite dal vento, che variano il loro colore con il trascorrere della giornata, accendendosi di rosso al calare del sole. La notte passata in accampamento, in mezzo al nulla, in silenzio; disteso ammirando lo spettacolo della volta celeste sopra di me, credendo di poter fermare il tempo, come fosse trattenere ogni singolo granello di sabbia nella mia mano.

L'ospitalità delle gente, l'immancabile tè con foglie di menta; i sorrisi di un popolo orgoglioso, fiero della propria identità che ha saputo preservare nei secoli, nonostante il periodo passato sotto il protettorato francese. Le montagne del Grande Atlante, tra villaggi berberi, le sue profonde gole (Dades e Todra) dove il vento, si dice qui abbia un figlio e soprattutto con l'avvicinarsi dell'inverno soffia impetuoso e poi le verdi vallate con i palmeti che sono in contrasto con la nuda roccia delle vette circostanti e l'azzurro limpido del cielo. Infine risalendo la costa, passando per famose località di mare come Agadir e Casablanca: lunghe spiagge bagnate dalle possenti onde non proprio calde dell'Oceano Atlantico, ma non per questo meno belle; intervallate da altre “piccole” cittadine come Essaouira, famosa meta hippy negli anni '70, dove rockstar come Jimi Hendrix erano solite trascorrere le loro vacanze. Ultima notte a Tangeri, la pioggia, che preannuncia la fine di questo viaggio. Mi sento stanco dopo quasi 3 settimane di tenda, mi manca mia figlia, la Silvia ma in fondo al cuore, anche questa volta ho raccolto tante emozioni e so che li vi resteranno per sempre. Arriverà ancora e ancora, il giorno che la strada mi chiamerà e io sarò di nuovo in sella...

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Sicilia In Sella (ottobre 2020)

Sicilia; una Terra meravigliosa culla di civiltà e culture millenarie, Terra di passione e di amore! Non lo so, sono tante le emozioni che questo viaggio ha scaturito dentro di me. Un viaggio "intimo" che riporta il tutto all'origine dei sensi, dove ogni congettura scompare, dove si rimane nudi a se stessi, dove il silenzio ricopre ogni spazio e le parole non servono più. Cefalù, piccola località di mare con il suo pittoresco porticciolo a ridosso dei monti delle Madonie, San Vito Lo Capo, dalla sua atmosfera e mare caraibico, circondato da una riserva naturale "Lo Zingaro", selvaggio e incontaminato. Agrigento e la sua Valle dei Templi, immersa in un paesaggio agricolo di straordinaria bellezza dove primeggiano ulivi centenari e mandorli che fu una delle più importanti colonie greche. Siracusa luogo affascinante e suggestivo che Cicerone definì “la più bella città della Magna Grecia”, dove stile greco, romano e barocco si fondono in uno scenario irresistibile che racconta millenni di storia e infine Taormina con il suo Teatro Greco, costruito su uno scenografico promomtorio e l'Etna il più alto vulcano attivo del continente Euroasia. Un itinerario che si snoda giù fino alla punta dello Stivale, per poi attraversare lo Stretto e percorrendo il perimetro di questa affascinante Isola. Chilometri di strade, paesaggi, e ancora una volta come sempre, la voglia, la curiosità di scoprire posti nuovi e lasciare un pezzo del proprio cuore in ogni luogo visitato. Ricordi che rimarranno impressi per sempre nella memoria...Troppo bello VIAGGIARE!

Bretagna, Normandia e qualcos'altro... (ottobre 2021)

I francesi non li ho mai digeriti, con quell'aria di superiorità e modi di fare snob. Invece no, quando poi visiti un paese, ti addentri di più nella cultura scopri che tanti aspetti delle persone non sono un carattere distintivo di quel popolo, ma più che altro di un certo ceto sociale come per tutto il resto del mondo. Vedi l'atteggiamento ospitale e cordiale nei piccoli centri abitati come in Bretagna e la freddezza e il distacco delle grandi città. Sicuramente i francesi sono un popolo patriotta, orgoglioso delle bellezze che la propria terra custodisce e forse qualcosa avremmo da imparare anche noi italiani sotto questo punto di vista. Veniamo però al viaggio, partendo dai freddi numeri: 5500km circa in  2 settimane mica pochi! Prima tappa il bellissimo Parco regionale del Verdon, il freddo delle 2 notti in tenda e la caduta in moto, da fermo..per fortuna, ma che mi comporterà un bel mal di schiena per tutto il mio itinerario. Lo scenario delle dune di Pilat a 2 passi dal mio campeggio vicino alla vivace città di Bordeaux: Una duna di sabbia alta centinaia di metri che mi ha riportato al deserto.

Salendo poi a nord sempre sull'ocenao Atlantico, le magnifiche scogliere e i paesini della Bretagna avvolte da quell'atmosfera un po' magica e surreale. E poi il sito in Normandia di Pointe Du Hoc che preparò la battaglia al successivo sbarco delle truppe alleate, durante la seconda guerra mondiale. Mont Saint-Michel: la collina che diventa un'isola a causa delle maree, la cittadella di Saint-Malo con le  sue imponenti mura e divagando poi il tragitto, per scoprire uno dei templi della velocità: il circuito de la Sarthe, dove si disputa la famosa gara "La 24 ore di Le Mans".

Parigi, i ponti sulla Senna, la torre Eiffel, la cattedrale di Notre-Dame, il museo del Louvre e tanti, tanti altri luoghi storici di questa unica città che avrebbe richiesto molti più giorni per essere visitata, ma in un viaggio come questo "on the road" ciò non è stato possibile. Io viaggio cosi', a me piace avere una "foto" panoramica dei posti che visito; poi se un luogo mi ha davvero colpito, in un futuro potrei anche tornarci per cogliere meglio ogni dettaglio. La strada prosegue verso sud e dopo la visita al castello di Chambord nella valle della Loira sta per volgere al termine. L'ultima tappa del tour è Digione in Borgogna località famosa per la produzione vinicola; ho passato circa 2 settimane in tenda e siamo ormai ad autunno inoltrato, le temperature si abbassano ancora e una mattina, la nebbia ricopre il paesaggio, ripenso alla serata movimentata in quel pub in centro, mentre sdraiato su un comodo letto di albergo, scrivo le ultime pagine del mio diario. Domani rientro a casa, sono stanco, ma felice di questa nuova avventura in sella; la nuova moto si è comportata egregiamente; il motore il suo punto forte: docile nella guida rilassata, ma capace di sfoderare gli artigli quando glielo si chiede. Consumi contenuti (20Km/litro) e seduta comoda, anche dopo un'intera giornata alla guida. Forse l'unico neo, il peso che si sente nelle manovre a bassa velocità e da fermo, a causa del baricentro alto e pure dovuto al pilota di esile corporatura (il sottoscritto).

Tunisia "Il Grande Erg" (ottobre 2022)

Un nuovo viaggio, quest'anno ritorno in Africa! Ero molto curioso di provare la Multistrada in un percorso fuoristradistico e pur non avendo montato gomme tassellate, visto che il mio utilizzo della moto e totalmente su strada, mi volevo concedere in questo tour qualche breve sterrato...In qualcuno mi ci sono imbattuto inconsapevolmente, ma come si sa, l'imprevisto e parte dei viaggi. Il viaggio di andata in nave è stato scombussolato dal mare mosso, fortunatamente ero in buona compagnia di una coppia di motociclisti di Pordenone davvero simpatici: Matteo e Silvia, conosciuti all'imbarco. Tunisi si è rivelata una bella città con la sua Medina, mercati, bancarelle, nonostante tutto il suo trambusto del traffico, racchiude in parte l'anima Tunisina. Poi nei suoi dintorni la graziosa città di Sidi Bou Said, fatta di casette bianche, dalle porte e finestre blu (un po' Grecia) in cima a una collina con una splendida vista sul mare. L'itinerario poi si è spostato verso nord, a differenza di molti che scendono a sud e si dirigono nel deserto, io ho voluto esplorare questa insenatura lungo la costa, lontana dal turismo di massa e rimasta ancora selvaggia: Cap Serrat. In questa parte ho affrontato circa 15km in offroad abbastanza agevolmente, l'ultimo tratto purtroppo ho trovato un fondo sabbioso e mi sono insabbiato; l'aiuto di un passante in scooter è stata una manna da cielo, se non fosse stato per lui avrei fatto davvero molta fatica a tirarla fuori, ma soprattutto a trovare un'alternativa possibile; perché, se vogliamo dire le cose come stanno, una maxi-enduro non è fatta per la sabbia; tralasciando tassello o meno, quello che fa veramente la differenza e il peso.

Da qui sono poi sceso lungo il confine algerino, salendo sulle tortuose stradine che portano alla suggestiva montagna, che ricorda la Table Mountain in Sud Africa: Il Tavoliere di Jugurtha. Finalmente sono giunto alle porte del deserto, Tozeur, dopo una divagazione in fuoristrada imprevista! Il campeggio si trova dentro una palmeraia è fantastico; da il mio accampamento visito altre zone: Il villaggio Berbero di Tamerza con il suo canyon e cascate e il “famoso” set di Star Wars nel deserto: Mos Espa...Poco bello e con insistenti ambulanti che ti vogliono vendere le loro cianfrusaglie. Ksar Ghilane una incantevole oasi nel deserto con le sue acque termali nel profondo sud, rimasta sconosciuta per lungo tempo, se non fosse ora grazie alla costruzione di una strada. L'anonimo centro urbano vicino al deserto di Tataouine, anonimo, ma che nelle sue immediate vicinanze riserva i più belli e antichi villaggi berberi arroccati sulle colline, come quelli di Chenini e Ksar Ouled Soltane. Si ritorna poi sulla costa passando per la moderna Sfax centro economico del paese e continuando per la dinamica e vivace località di mare: Sousse. A poco meno di una cinquantina di chilometri risiede la maestosa Kairouan, città santa per i tunisini e per il popolo mussulmano, dove sorge la più antica moschea di tutto il Maghreb e un'altro luogo ricco di storia: Monastir con la sua fortezza, adagiata sul bellissimo litorale, dove l'azzurro del mare Mediterraneo contrasta con i colori ocra di questa imponente struttura. Seduto al tavolo di una trattoria vicino al porto di La Goulette, ripenso al viaggio che si sta per concludere: immagini, suoni, rumori e i volti di persone incontrate. Bevo l'ultimo sorso di vino e mi alzo da tavola: Africa ci rivedremo sicuramente, anche stavolta sei riuscita a fare breccia nel mio cuore!

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Dall'Adriatico al Mar Nero (ottobre 2023)

Quest'anno ritorno in Europa: Romania e Bulgaria. I paesi dell'Est da sempre mi affascinano; non lo so, hanno quella atmosfera particolare, misteriosa, un po' oscura e anche i paesaggi richiamano a qualcosa di ancestrale, intrigante. Senza tralasciare poi la parte strada: La famosa Transfagarasan e atrettanto spettacolare Transalpina, due itinerari che non possono mancare nel curriculum di un motociclista che si rispetti! Quindi via che si parte! Prima tappa del viaggio la meravigliosa città di Budapest, una sola notte per poi ripratire l'indomani per la Romania, ma sempre un tuffo al cuore ripercorrere le sue strade e attraversare i suoi ponti sul Danubio. La prima città rumena Sibiu anch'essa incantevole, tra i più bei centri nella regione della Transilvania.

Poi la strada si inerpica sulla catena montuosa dei Carpazi: circa 90km di curve, che si fanno sempre più tortuose,mano a mano che si sale di quota; attraversando boschi, cascate e ruscelli. La famosa Transfagarasan, definita anche "La follia di Ceausescu", voluta dal dittatore e costruita agli inizi degli anni '70, per permettere all'esercito rumeno di attraversare le montagne velocemente, in caso di un'invasione sovietica. Una natura ancora incontaminata popolata da tantissimi orsi! Basti pensare che in Romania vivono circa il 60% di tutti gli orsi bruni d'Europa!

Una sosta al campeggio di Arges una piccola cittadina alla fine del famoso itinerario, trascorrendo dopo una giornata fatta di curve e tornanti, una piacevole serata con il proprietario del camping Vali e un simpatico motociclista tedesco, bevendo birre e parlando del più e del meno fino a tarda notte.Di nuovo in sella per altri ripidi tornanti in salita, fino a più di 2000 metri di altezza percorrendo la Transalpina e chiudendo il cerchio delle strade più famose della Romania. Notte in tenda, in compagnia di alcuni simpatici animali pelosi che vengono a prendere qualche carezza mentre sorseggio la mia tazza di caffé, per poi raggiungere Brasov, importante città vicino al famigerato Castello del Conte Vlad III.

Sono giunto alla destinazione finale di questo viaggio, Varna in Bulgaria sul Mar Nero o meglio; mi ritrovo a metà dell'itinerario previsto, ho raggiunto il punto più a est da casa. Mi piace questa località di mare, d'estate ci dev'essere un bel movimento e poi anche la sua posizione è davvero bella. La spiaggia principale a ridosso di un grande parco, rende la zona rilassante per passeggiate e non la solita città turistica balneare circondata da ristoranti e grandi alberghi. Il cibo è ottimo e poi finalmente vario un'attimo il menu mangiando un po' di pesce.

Mi dirigo poi verso la capitale Sofia, passando per Plovdiv dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco ed eletta nel 2019 Capitale della Cultura. Il suo centro storico di vie acciotolate è molto grazioso e si gira molto bene a piedi, ci sono bei locali e si respira un' aria giovane universitaria. La capitale invece mi lascia perplesso; gente fredda è distaccata, grossi centri commerciali e dal punto di vista architettonico, niente da avermi particolarmente colpito, nemmeno la famosa basilica di Alexander Nevski.

L'ultima tappa Zagabria in Croazia; viaggio davvero lungo e non solo per i chilometri percorsi. La moto ha dato dei problemi da Plovdiv, la batteria nonostante fosse nuova è morta; solo grazie ai cavi che aveva un muratore li in zona sono riuscito a proseguire. Poi rimasto a piedi senza benzina in autostrada a spingere per più di un chilometro; comunque... La capitale della Croazia è stata una bella sorpresa sia come monumenti che come vita in strada, tanta, tanta gente. Qui si conclude questo giro in moto. Nuove esperienze,posti, incontri...La vita è un viaggio!

Le Moto

Il mezzo dei miei viaggi è una moto; per dovere di cronaca ma soprattutto a chi come a me piaciono questi “ferri”, si tratta di una Moto Guzzi Griso 8V presa di seconda mano, classe 2008 con all' attivo circa 80.000 chilometri. Non è sicuramente un mezzo nato per le lunghe distanze e si presta meglio per brevi soggiorni fuori porta con pochi bagagli a seguito, ma dopo Il Viaggio in Asia centrale ho capito davvero: La moto ideale non esiste! Bisogna sfatare questo concetto che si adopera di mezzo "perfetto" che va bene per tutto. Certo esistono moto in commercio le cosiddette scrambler o simili-enduro che si adattano a un utilizzo a 360° ma non potranno mai regalarti un vero "divertimento" ne in strada che in fuoristrada. Quello che dobbiamo vedere è quale sarà il nostro principale uso se stradale o off-road e non da meno i nostri gusti personali. Inutile comprarsi una maxi-enduro da viaggio, se poi al massimo affronteremo giusto qualche strada bianca o una super-sportiva stradale, se intendiamo prevalentemente fare moto turismo. Comunque in giro per il web c'è gente che ha fatto viaggi e ha utilizzato il proprio "cavallo" per le cose più disparate. Quindi morale della favola: ognuno di noi ha la sua predisposizione e duttilità quando è in sella a una moto. Voi che "modello" siete?

L'Era moderna

Dopo la mitica Aquila di Mandello che purtroppo sappiamo bene la brutta fine che ha fatto...(vedi il Blog) E' tornata a far parte della mia vita, una di quelle "ignoranti" motociclette di Borgo Panigale (BO), si, ora meno scorbutiche e più raffinate rispetto a vent' anni fa, ma pur sempre con il loro cuore pulsante meglio conosciuto "pompone" che libera endorfine all'interno del nostro corpo quando ci stiamo in sella ad ogni smanettata di gas! Cambio stile: da una naked a una crossover, vuoi per maggiore comodità, capacità di carico e possibilità di avventurarsi in "off-road"; anche se su questa ultima mia affermazione avrei qualcosa da ridire, nel senso che con "qualsiasi" moto ci vai dove vuoi e ci puoi fare di tutto, sta a te adattarti alla guida. Certamente si sta parlando di moto viaggio in generale, non voglio addentrarmi  in aspetti di percorsi tecnici, che richiedono un mezzo specifico per essere affrontati. Quindi ecco lei: una Ducati Multistrada 950, fresca, fresca con poco meno di 20 mila Km all'attivo.Perchè ho lasciato Moto Guzzi? Diciamo che il mio non è un addio e più un arrivederci..Forse se ci fosse stata una moto più matura, tipo la buona vecchia Stelvio tra degli usati recenti, sarei rimasto li, ma la nuova V85tt non mi ha pienamente convinto. Boh...Il motore non troppo performante e datato come architettura, anche dettagli come i cerchi con camera d'aria, quando ormai nel 2020 la grande maggioranza delle case adotta i tubeless e altre cose, mi hanno fatto desistere e cambiare strada, rivolgendomi ad un'altro storico marchio italiano. Nel mio primo viaggio con lei (Normandia, Bretagna e qualcos'altro) analizzerò anche gli aspetti secondo me positivi e negativi della moto.

SOGNI, IDEE, PROGETTI DI VIAGGI

Il Viaggio (SOSPESO! Vedi il Blog)

Il Viaggio inizierà dalla mia città Pesaro in Italia e si snoderà lungo la penisola dei Balcani (Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Kosovo, Macedonia, Grecia e Turchia) risalendo a nord attraverso la Georgia per poi entrare in Russia e percorrendo parte del percorso della Transiberiana fino a Ulan-Ude vicino al lago Baikal, che per dimensioni e la riserva di acqua dolce più grande del pianeta; poi scenderò a sud entrando in Mongolia fino alla sua capitale Ulaan-Baatar
e li terminerà il mio viaggio o meglio l' andata, perchè il ritorno avverrà sempre “on the road” ma con un percorso leggermente differente, restando a nord e passando per l' Ucraina, Ungheria, Croazia quindi Italia.
Giusto, dimenticavo di dire une cosa fondamentale; il mezzo con cui viaggerò sarà la mia moto.
I primi pensieri, dai quali poi in seguito scaturì  l' idea e il progetto di questo viaggio, risalgono al 2004 quando un giorno, mentre sfogliavo una rivista di moto, rimasi colpito dal racconto di viaggio
di un' inglese, che in sella alla sua Africa Twin da nord percorse tutto il Sud America fino alla Terra del Fuoco.
A quel tempo non avevo ancora la moto, ma fin da piccolo le motociclette mi affascinavano molto, le assocciavo allo stato dell' individuo libero che corre senza una meta e me ne resi conto ancora di più quando riuscii comprarmene una.
Ero estasiato quando ero in sella alla mia moto, almeno per me essa andava oltre alla definizione di semplice mezzo di trasporto, in un certo senso credo che l' essere motociclista vada oltre al viaggiare con essa, è qualcosa di profondo che ti lega a questo stile di vita, forse quelle poche cose che si possono definire ancora “autentiche”.
Intanto trascorsa l' estate del 2004 avevo i soldi per poter acquistare la moto, guadagnati lavorando per più di 12 ore al giorno, tutti i giorni nel bar che avevo preso in gestione con Mirko.
L' anno successivo la mia ragazza Silvia mi regalò un libro di un grande viaggio/avventura in sella 
a due BMW Gs fatto dagli attori Ewan McGregor e Charley Boorman attorno al globo: “Long Way Round”, questo come altri libri e film in seguito, accrebbero ancora di più dentro di me la voglia di realizzare un' esperienza di questo tipo.
Poi arriviamo a oggi dove, dopo viaggi insieme alla mia ragazza lungo la nostra penisola e non, in motocicletta, si riapre quel cassetto nascosto nella memoria e il sogno sta per materializzarsi.

Della Griso apprezzo molto l' elasticità del motore a riprendere anche a bassa velocità con marce alte e  la grande stabilità e precisione a tenere le traiettorie in curva.
Come equippaggiamento per la moto, userò le mie 2 borse laterali, la borsa magnetica da serbatoio, un kit per le forature, le chiavi in dotazione e poco altro.